Conchi Castillo: Un Ponte Efficace con la Storia di El Salvador.
Intervista: Novembre 10, 2025 | Milano, Italia.
Conchi Castillo arrivò a Milano nel 1996, spinta dalla dura realtà che la vita in El Salvador non era migliorata dopo la guerra. Per i giovani come lei, sopravvissuti al conflitto in zone molto colpite come Chalatenango, l'emigrazione non fu una scelta, ma una necessità dettata dalla povertà persistente. Sentì in prima persona la disillusione seguita alla fine della guerra, il che costrinse molti a cercare altrove, volenti o nolenti.
La sua connessione con Óscar Romero cominciò nell'adolescenza, di nascosto, ascoltando i sussurri di un prete che "era andato oltre" il ruolo tradizionale. Le omelie potenti di Monsignor Romero, trasmesse via radio, infondevano coraggio nelle persone, specialmente tra le donne delle campagne. Nel 1993, visitò la piccola cappella dell'*Hospitalito* dove fu assassinato. Vedere la paura negli occhi delle suore che parlavano di lui le fece comprendere l'immenso pericolo nel dire la verità sulla giustizia e sulla vera storia del Paese.
La sua curiosità la portò a scoprire che il programma educativo nazionale ufficiale escludeva i libri che raccontavano la storia narrata dai contadini e dalla gente comune. Questa consapevolezza evidenziò il pericolo insito nel parlare di Romero: era letteralmente una questione di vita o di morte, anche dopo la guerra. Il timore di essere uccisi per aver pronunciato il suo nome era, e per alcuni versi rimane, concreto.
Insieme a un'amica, Castillo co-fondò a Milano il **"Gruppo Giovani Monsignor Romero"** alla fine degli anni '90. Il gruppo nacque dal desiderio di portare con sé lo spirito di comunità e coraggio conosciuto in patria nelle loro nuove vite da migranti. Per loro, Romero non è solo un simbolo ma un vero e proprio "compagno di viaggio" che li aiuta a gestire la "povertà della ricchezza" che incontrano a Milano, in netto contrasto con la povertà materiale lasciata alle spalle.
Attraverso la loro associazione, raccolgono fondi per i più vulnerabili in El Salvador: pacchi alimentari mensili per gli anziani, sostegno ai bambini che desiderano studiare pur vivendo in baracche, e donazioni annuali all'ospedale pediatrico Benjamin Bloom. Questo lavoro, dice Castillo, è il "ponte" che rafforza ogni giorno la vicinanza della comunità al proprio Paese d'origine.
Nonostante la sua canonizzazione da parte del Vaticano nel 2018, Romero resta una figura che divide, tant'è vero che nel 2015 Castillo scelse in modo consapevole di sposarsi nella cappella dove fu ucciso. I suoi detrattori lo vedono ancora come un "guerrigliero" o un "comunista" che incoraggiava la protesta. Tuttavia, la sua presenza è ora fondamentale, persino per i bambini della comunità milanese, assicurando che la sua testimonianza scomoda—la sua chiamata a essere profeta—continui a risuonare tra le generazioni.